TURI

 

Turi, è una cittadina del Sud-Est barese, adagiata sui primi contrafforti della Murgia. Il suo territorio di natura carsica/calcarea è ricco di doline, inghiottitoi, pozzi, grotte oltre che di lame ed un'ampia idrografia sotterranea da cui si alimentano numerosi pozzi. In primavera il suo paesaggio si adorna a sposa, con il bianco dei ciliegeti in fiore, con le sfumature rosacee di mandorli, percochi, e albicocchi, ingentilito dai ricchi contrappunti delle tante Masserie in pietra e dei loro “traturi” sparse nel territorio con i loro verdi pascoli e “macchie” di pertinenza.


Storicamente le sue origini si fanno risalire al periodo dell’Antica Peucezia, con il suo abitato esteso su 25 ettari e delimitato da ben 4 cinte murarie, verosimilmente identificato con la Thuriae citata da Tito Livio è andata distrutta nel 216 a.C. durante la contesa dell’Apulia tra le milizie di Roma e quelle di Annibale Barca. Altre notizie fanno riferimento al Medioevo, quando in Epoca Normanna, sorge il casale di Turi un piccolo borgo arroccato intorno alla Torre Normanna, poi ampliata in castellum dotato di fortificazioni.

 

Intorno al 1270, dunque pochi anni dopo l’arrivo degli Angioini nel Meridione, Turi viene menzionato per la prima volta come castrum, ciò ad indicare un centro giuridico e territoriale dotato di fisionomia propria, per grado interposto fra le “civitas” e gli insediamenti minori, quali, “villa, terrae, burgus”. Nella seconda metà del XV secolo, in seguito alla conquista aragonese, il feudo di Turi passa nelle mani di Giulio Antonio Acquaviva, conte di Conversano.

 

Dal 1530 al 1546 il feudo di Turi è soggetto a numerosi cambi di proprietà (Isabella Caracciolo, Guttero Nava) fino ad arrivare allo spagnolo Francesco Moles I, originario di Gerona (Catalogna). La famiglia Moles, annovera rapporti strettissimi con l’Ordine di Malta, per i territori di Puglia e Basilicata, e in tal senso decide intorno al 1580 con Gabriele Moles, nipote di Francesco I Moles, di costruire extra moenia, nei pressi di una cappella intitolata a San Giovanni Battista, l’omonimo convento dei Padri Francescani. Ciò, insieme all’elezione nel 1588 di Francesco Moles (nipote) a “Priore di Barletta”, per l’Ordine di Malta, il cui Patrono era il “Battista”, viene incentivata la già fervente devozione verso il Santo, tant’è da essere proclamato Patrono di Turi.

 

Nel 1656, un’apparizione miracolosa svela alla popolazione la collocazione della Grotta nella quale secondo la “parodosis”, il Santo Martire Oronzo di Lecce, in età apostolica si sarebbe rifugiato per evangelizzare i turesi. Da quel momento, scampato il pericolo della peste abbattutasi sul Regno delle Due Sicilie, i turesi riscoprono l’antico culto e rinnovano la fervente devozione. L’elevato afflusso di fedeli rende palese la necessità di migliorare l’accesso alla grotta degli stessi, e con le ingenti offerte, nel 1727, viene terminata la costruzione della Cappella Lucernario, e successivamente la costruzione della Chiesa, con un elegante scalinata d’accesso alla grotta.

 

La grotta ipogea, presenta un significativo altare votivo con pavimento maiolicato, costituito da 238 mattonelle che compongono un fantasioso e variegato repertorio ornamentale di decorazioni policrome a foggia di rosone, di festoni e di immagini figurate, che lo portano ad essere riconosciuto quale il più significativo catalogo decorativo della “ceramica di Laterza” della prima metà del Settecento. Nel 1731, dopo il grave terremoto che colpisce la zona tra il 20 e 21 marzo di quell'anno, il Capitolo della Insigne Collegiata chiede alla Sacra Congregazione dei Riti di dichiarare “Sant'Oronzo ComPatrono di Turi, insieme a San Giovanni Battista"


 


 

La Festa Patronale in Onore di Sant’Oronzo, vede i suoi momenti clou, nelle sere del 25 e 26 Agosto. La sera del 25 una suggestiva ed imponente processione di fedeli accompagna pregando, con candele votive, il busto del Santo Vescovo alla Chiesa di Sant'Oronzo alla Grotta, attraversando in piena notte senza illuminazione il viale di cipressi del cimitero comunale. La sera del 26 Agosto, il busto viene eretto sulla torre lignea alta 14,50 metri, tutta decorata dai maestri ebanisti locali F.lli Albano, e riportata in paese trainata da sei mule, tra ali di folla festante. In piazza il “Carro Trionfale” viene accolto da luminarie, lanci di fiori, palloncini, fuochi d'artificio e la musica delle Bande.

 

Nella prima metà del XVIII secolo, a causa della precaria situazione economica in cui versa la famiglia Moles, il feudo di Turi viene venduto ai fratelli Ottavio e Romano Venusio di Matera. Con l’acquisto del feudo da parte dei Venusio si assiste a un vero e proprio boom edilizio: in questo periodo il castello baronale dei Moles subisce un ulteriore ampliamento e viene inglobato nell’attuale palazzo signorile con ampie finestre aperte su balconi di stile barocco corredati da ringhiere bombate in ferro battuto. Il Palazzo Marchesale dei Venusio, dà il via all’ammodernamento di molti edifici esistenti o alla costruzione di nuovi anche oltre la cinta muraria, da parte delle famiglie nobili turesi, secondo i nuovi dettami signorili. I Venusio rimangono Marchesi di Turi fino al 1806 circa, quando Giuseppe Bonaparte emana le leggi che aboliscono la feudalità nel Regno di Napoli.

 


 

Turi, tanta storia e cultura…venite a trovarci! 

 

 

 

CHIARA SPINELLI

Presidente Pro Loco Turi

 

 

 

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