Sannicandro di Bari (Sann’chèndr), Borgo Autentico d'Italia e Città dell'Olio, resta fondamentalmente un borgo contadino: nella sua quotidianità; nelle feste laiche e religiose; nel sistema culturale e sociale di aggregazione e nella lenta rituale evoluzione del suo trascorrere temporale. Si tratta di un comune di 9.919 abitanti, a 183 metri sul livello del mare e a 14 chilometri a sud di Bari.
Il Paese è storicamente importante per il Castello normanno-svevo e per la coeva Chiesetta della Madonna di Torre, in aperta campagna a 2,7 chilometri di levante. L’identità enogastronomica locale è legata alla produzione dell’olio extravergine di oliva coratina. La annuale “Sagra delle olive dolci”, ogni seconda domenica di ottobre, ne è evidente e sagace riflesso.
Le “Fonti” e la “Tradizione”
rimarcano ed accorpano le antiche consuetudini storico-sociali Sannicandresi
alla seconda metà del X secolo, periodo in cui i “Maggiori” di Bari investivano
nell’acquisto di terre da mettere a cultura intorno al capoluogo pugliese. Da
cui il conio “Terra di Bari”, fisicamente inteso come campagna da dissodare e
coltivare, che germoglia in queste fasi, insieme alla prima e intensa
costruzione di “castra” per la difesa degli uomini e degli strumenti di lavoro
dalle endemiche e perturbanti gualdane saracene. I borghi contadini a corona
intorno alla città di San Nicola sono l’evidente risultato della
capitalizzazione della “Terra”, con la nascita ed evoluzione dei “Territori” e
dei “Paesi” dell’intera area metropolitana barese.
Il Territorio è interamente
pianeggiante, tranne la fascia depressa attraversata dal torrente Picone in
direzione sud-nord, sul cui fondo, in contrada “Grotte”, sono state scoperte
ultimamente tracce di dinosauro. L’intera area si estende per 5,5 Km² è
tipicamente mediterranea, con inverni miti ed estati calde, caratterizzate da
periodi di forte siccità. Le colture prevalenti sono: oliveti, nella specialità
coratina; vigneti, uva da tavola e da vino con il caratteristico primitivo di
Gioia del Colle messo a cultura nel XII secolo; mandorleti; ortaggi e legumi ad
uso privato, con gli squisiti “gna-gnau” (cicerchie), conditi abbondantemente
con il locale olio extravergine. Non mancano gli alberi da frutta:
il fico, il melo cotogno, il ciliegio, il melograno, il fico d’india, il pesco,
il pero, il percoco. La flora è quasi totalmente antropica, messa a dimora
dalla mano dell'uomo a partire dal IX-X secolo. La vegetazione arborea
spontanea è limitata ai finocchi selvatici, rucola, cicorielle, cardi. La fauna
è costituita da esemplari di volpi, conigli selvatici, talpe e donnole. Sempre
presenti i comuni colombi, passeri e gazze, insieme a diversi esemplari di
falchi: poiane, sparvieri e qualche girifalco.
Il centro storico di Sannicandro di
Bari è dominato dal turrito Castello normanno-svevo: “Grangia Cistercense”
e centro propulsore di una economia di stampo tipicamente feudale,
sopravvissuta fino ai nostri giorni senza soluzione di continuità,
evidentemente cristallizzata nei segni, simboli e rituali di un intero mondo
agreste, che nella evoluzione tecnologica degli strumenti e della divisione del
lavoro custodisce, nelle attività stagionali, il suo patrimonio culturale
atavico. Che si riverbera socialmente negli elementi di ritualità e di
tradizione, con le feste contadine e religiose nel ritorno sempre uguale delle
stagioni, a scandire i ritmi della paesana quotidianità. Intorno al castello si
snodano stupende stradine “curtiviculi dicitur” e vicoletti, con qualche
esemplare superstite di cunetta medioevale.
Il corposo materiale archeologico
rinvenuto, di origine peuceta e magno-greca, dimostra che il territorio di
Sannicandro di Bari presentava già una realtà insediativa intorno al VI-VII
secolo a.C., con influenze e rapporti di provenienza greca. L'insediamento
seguì le vicende di quest'area dell'Italia. Il sito, in questa fase, non
presenta alcun toponimo documentato. Nel corso dei secoli successivi e
prima dell'avvento dei Normanni, sarà stato certamente sottoposto alle alterne
situazioni belliche e sociali di continua lotta: con la caduta dell’Impero
romano è attestato, grazie agli scavi archeologici, un lungo periodo di
abbandono e desolazione coincidente con le guerre gotiche. Il sito fu in
seguito conteso tra il mondo longobardo e quello bizantino, con interferenze,
non sempre negative, di interventi saraceni . È certa la pertinenza
territoriale al capoluogo pugliese, come ancora oggi si riscontra nella dizione
esatta del nome: Sannicandro di Bari.
Essendo sistemato sul primo gradone della Murgia Barese
fu crocevia di un sistema viario interessantissimo e particolare, che
permetteva il tragitto più breve tra Bari e Matera, Bari e Salerno e Gravina di
Puglia, dove incrociava il tratto della via Appia. Il primo toponimo riferito a
Sannicandro di Bari si rivela grazie ad un Codice, conservato presso la grande
Abbazia di Cava dei Tirreni. Si tratta di un atto di vendita, di un certo
Cristoforo, di un terreno in " locum ziziro, hoc est inclita una
clausuria mea..." datato 958. Lo strumento fu trascritto a Bari. E
che si tratti del territorio di Sannicandro di Bari è certo, come dimostrato
storicamente nella evoluzione del Paese e delle sue pertinenze all'avvento dei
Signori Normanni. E appunto i Normanni, quando giunsero a Siziro di
Bari, già alla fine dell'XI secolo, vi si insediarono, recuperando il materiale
di spoglio di una struttura castellare precedente e diruta, composta da un
quadrilatero con quattro torri d'angolo a pianta circolare. Gli Altavilla
Umfredo e Guglielmo di San Nicandro assegnarono al Castello il toponimo
San Nicandro, come loro consuetudine, in quanto provenivano da San
Nicandro di Sicignano degli Alburni. Un documento del 1119 ci dà piena contezza
della presenza dei Normanni all'interno del Castello, con la prima menzione
documentale del toponimo San Nicandro.
La Pro Loco di Sannicandro di Bari nasce il
20/02/1995 con Atto notarile, Avv. Maria Antonietta Severo Vernice del Collegio
Notarile di Bari. La sua prima sede era in P.zza Aldo Moro n.5 in
Sannicandro di Bari. In seguitosi è trasferita in P.zza Unità d’Italia n.43,
sempre in Sannicandro di Bari. Attualmente la sede legale è in Via Giannone
n.46, e due sedi distaccate ricreative, una in Via Armando Diaz 71 e un terreno
di due ettari denominato "Grangia benedettina della Madonna di
Torre" situato accanto alla chiesetta medievale della Madonna di
Torre a 3 km dal paese.

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